Quando parliamo di Nike, la linea Air Max è quella più popolare di sempre e riconoscibile da chiunque grazie al lavoro, in modo inaspettato, di Frank Rudy, un ingegnere aerospaziale. Verso la fine degli anni ‘70, Rudy scoprì per la prima volta il gas uretanico ad alta densità. Presentò a Nike il concetto di intersuola ammortizzante riducendo al contempo il peso e, nel 1978, nacque il primo modello: Nike Air Tailwind.
Le scarpe Air Max si riconoscono per la loro intersuola che incorpora sacche flessibili di uretano riempite di gas pressurizzato, visibili dall’esterno della scarpa e destinate a fornire ammortizzazione alla pianta del piede. Nel corso dei decenni, la linea di Nike ha registrato un enorme successo tra gli appassionati per i suoi design all’avanguardia e una costante innovazione tecnologica nei materiali.
1987, nasce l’Air Max 1 secondo Tinker Hatfield
Il lavoro da precursore di Rudy diede il via ad una rivoluzione che continua ancora tutt’oggi. Nel 1981, Nike assume lo sconosciuto Tinker Hatfield, non per disegnare nuove sneakers, ma come architetto aziendale per progettare gli edifici del campus del marchio in Oregon. Solo quattro anni dopo, nel 1985, Hatfield iniziò a lavorare sulle scarpe, quasi per caso. Dopo aver visitato il Centro Pompidou a Parigi, un capolavoro high-tech impossibile da evitare con lo sguardo, Hatfield ebbe un’intuizione: riportare quel tipo di design innovativo su una scarpa.
Seppur la prima Nike Air Max 1 sia uscita il 26 marzo 1987, le prime produzioni sono iniziate nel 1986, come appurato da Sneaker Freaker. I primi modelli presentavano un’unità d’aria visibile notevolmente più grande rispetto alle versioni del 1987, ma sono stati rapidamente rivisti a causa di una tendenza alla formazione di crepe intorno ai “finestrini.”
L’influenza di quel viaggio a Parigi su Hatfield viene raccontata nel documentario “Respect The Architects: The Paris Air Max 1 Story”, dove viene sviscerata la fisioniomia della scarpa dalle origini. Il suo background architettonico, e la sua passione per rendere visibile dall’esterno la struttura di un oggetto, si rivelò fondamentale per la crescita esponenziale di Nike Air Max, contro tutti i pronostici dell’epoca che lo davano per spacciato.
Ma in quel momento di tensione collettiva, dove si parlava anche di licenziare Hatfield, ci fu David Forland, Nike’s Director of Cushioning Innovation, che lo sosteneva a pieno. Quella fiducia, fu ripagata.
I modelli di Air Max più popolari
Dopo l’esplosione dell’Air Max 1, Nike fiutò il successo planetario e continuò a sviluppare la serie con diversi modelli, ad oggi, pionieristici.
1990: Air Max 90
Nel 1990, vide la luce l’Air Max 90, nella colorazione OG “Infrared”, quella ad oggi ancora la più richiesta e più di successo tra gli appassionati. La scarpa rappresenta l’evoluzione di Nike verso un design sempre più elaborato, con il taglio della scarpa più alto, realizzata in Duromesh, e le bolle dell’intersuola ancora più visibili, ma senza perdere la dinamicità e la tecnicità tipica dello swoosh. Negli ultimi anni, la scarpa è stata oggetto della collaborazione con Off-White.
Prezzo retail medio: 140-150 euro
1991: Air Max 180
Anche questa volta, Nike si volle spingere nel creare una Air Max in grado di performare anche sui campi sportivi. Le fondamenta erano già state buttate giù, ma ogni modello eccelleva in alcuni dettagli. La Nike Air Max 180 prende il nome dall’unità d’aria “più grande del 50%” che è visibile per 180 gradi di rotazione, il che significa una suola parzialmente trasparente.
La silhouette, progettata da Tinker Hatfield (Air Max 1) e Bruce Kilgore (Air Force 1), dopo essere ritornata alla ribalta grazie alla revisitazione di Comme des Garcons, Ambush e Sole Collector, era stata tra le preferite di Michael Jordan e tutto il Dream Team del 1992. Non solo, nel 2004, per l’uscita dell’album di debutto di Kanye West “The College Dropout”, Nike creò un’edizione super-limitata per celebrarlo, “Air Max 180 College Dropout”.
La scarpa sarebbe stata la principale fonte di ispirazione per la creazione della Vapormax, nel 2017.
Prezzo retail medio: 140 euro
1995: Air Max 95
L’idea nacque dalla mente di Sergio Lozano, all’epoca designer per la linea Nike ACG, che creò la prima sneakers ispirata all’anatomia umana, con un sistema di allacciatura ispirato alle costole, una suola che richiama la spina dorsale e una tomaia in mesh e pelle scamosciata che rappresenta le fibre muscolari. In un’intervista, Lozano spiega che anche la scelta dei colori grigio e giallo neon non era casuale: “Utilizziamo il colore per enfatizzare la tecnologia e alcune delle caratteristiche funzionali che cerchiamo di portare avanti con la scarpa”. Inoltre, Lozano era stanco di vedere tutte le Air Max con suole bianche, così decise di instillare la prima con la suola completamente nera. La Nike Air Max 95 divenne una delle silhouette più amate in tutto il mondo, tra rapper, in paesi come il Giappone e Australia, dove la scarpa andò quasi ovunque sold-out, ma anche tra i criminali.
La scarpa è stata rivisitata più volte, grazie a collaborazioni iconiche con Atmos, Comme des Garcons, Carhartt, Kim Jones e tante altre ancora.
Prezzo retail medio: 170 euro
1997: Air Max 97
Per ogni modello Air Max, l’asticella si alza sempre più. La 97 è, probabilmente, quella che ha esaltato i perchè dietro al successo di Nike nel mercato globale. Ogni prodotto, non nasce solo dall’innovazione tecnologica e scientifica, ma dal vivere esperienze diverse tra loro. Christian Tresser, designer della Air Max 97 Silver, trasse ispirazione, per la parte Air, dalle finiture in metallo delle mountain bike, cioè l’alluminio e il titanio lucido, mentre per la tomaia, guardò all’effetto di una goccia d’acqua che cade e si propaga in uno specchio d’acqua. Inoltre, fu la prima scarpa con allacciatura nascosta, una vera e propria novità per l’epoca. In poco tempo, l’Air Max 97 divenne uno status symbol in Italia, soprattutto, quando venne adottata da Dj, sottoculture creative, writers e dai gabber di provincia. A Milano e Roma, “i graffitari sono stati i primi ad adottare la scarpa come parte della loro uniforme. A Napoli, invece, sono stati i frequentatori dei locali della scena musicale house della città a iniziare a indossarle”, scrive Lodovico Pignatti Morano nel libro “Le Silver”, prodotto da Kaleidoscope Magazine.
Infatti, per celebrare l’exploit della scarpa in Italia, Nike ha rilasciato l’Air Max 97 “Lux” nel 2010 e l’Air Max 97 “Country Camo” nel 2017. Al contempo, non si possono tralasciare le iconiche partnership con Sean Wotherspoon, il rapper inglese Skepta, Undefeated, Off-White e tanti altri.
Prezzo medio retail: 170 euro
1998: Air Max 98
Replicare il successo della 97, da quel momento in poi, sarebbe stato molto difficile, in termini di hype e struttura tecnica della scarpa. Però, sicuramente si potevano trarre gli insegnamenti giusti per migliorare il comfort. La Air Max 98, disegnata sempre da Sergio Lozano, voleva essere portare ad un livello successivo le scarpe da running, quindi continuare il lavoro iniziato sulla Air Max 95 anni prima.
L’estetica è stata ispirata dall’erosione e dall’uso dell’aria nell’avampiede, secondo le parole di Lozano, “striature molto simili a quelle che si vedono sulle pareti del Grand Canyon. Strato dopo strato dopo strato che si rivelano lentamente nel tempo”. La colorazione originale della scarpa – bianco, rosso varsity e blu – fu molto apprezzata e venne denominata “Gundam“, un riferimento sia all’omonima serie di anime che al suo Mobile Suit caratteristico, l‘RX-78-2. Rispetto alle precedenti silhouette della serie, la Air Max 98 si presentava con una forma più “chunky” e non fu un immediato best-seller per Nike.
Solo dopo decenni, grazie alla collaborazione con Supreme nel 2016, e la re-edition della Gundam nel 2018, la scarpa è tornata sugli scaffali con un appeal differente, per i primi appassionati, e anche per le nuove generazioni, quasi ignare dell’esistenza della stessa.
Prezzo medio retail: 170-180 euro
1998: Air Max Plus TN
Il fatto di averla rilasciata lo stesso anno della Air Max 98, un mini-flop all’epoca, dimostra la capacità immensa di Nike nel rimanere sempre sul pezzo. Sean McDowell, il designer della Air Max Plus Tuned, si ispirò per la tomaia ondulata e gli schemi di colore sfumati della scarpa dall’osservazione delle palme che soffiano nella brezza al tramonto su una spiaggia della Florida. Dal punto di vista tecnico-innovativo, Nike utilizzò una bolla d’aria soffiata accoppiata a semisfere di gomma posizionate strategicamente nella suola per fornire un sostegno supplementare.
Il suo design insolito, aggressivo, quasi con le sembianze di uno squalo, si propagò con forza nelle periferie di Parigi, Marsiglia, Londra e Sydney tra gang criminali, graffiti writers, rave garage e altre subculture “selvagge”.
Oltre alle varie colorazioni OG, “Voltage Purple”e “Pimento/Orange Tiger”, la Air Max Plus TN ha subito tante rivisitazioni, come quella con Atmos, Supreme, per omaggiare Miami e la Francia. Una scarpa dalle mille sfaccettature e mille storie dietro.
Prezzo medio retail: 220 euro
2017: Air Max Vapormax Flyknit
Nell’anno del trentesimo anniversario del lancio di Air Max, Nike rilascia il pinnacolo della sua innovazione tecnologica: la Air Vapormax realizzata con il Flyknit, un materiale ideato per avvolgere il piede come una calza offrendo sostegno e resistenza perfetti per lo sport.
L’intersezione perfetta tra stile,estetica moderna e performance si deve ai due designer Tom Minami e Zachary Elder che, dopo 7 anni di intensi progetti e lavorazioni, hanno rilasciato la scarpa da running definitiva. Chiaramente, come dimostrato con i precedenti modelli, ogni scarpa Air Max può essere reinventata in mille maniere. L’aspetto più streetwear lo ritroviamo nelle Vapormax di Off-White, Cactus Plant Flea Market, Acronym e Comme des Garcons.
Prezzo medio retail: 225 euro