Editorial - March 21, 2023

Last updated on March 24, 2023

Air Max 1 Big Bubble: Le origini del mito

Scopri la storia delle Nike Air Max 1 Big Bubble, il modello che ha spalancato le porte alla linea di sneakers più rivoluzionaria di sempre.

Scopri la storia delle Nike Air Max 1 Big Bubble, il modello che ha spalancato le porte alla linea di sneakers più rivoluzionaria di sempre.

La storia di come Nike e Tinker Hatfield siano riusciti a dare vita nel 1987 alle prime Air Max 1 è ormai nota. Quel che è meno noto, e che spesso viene tralasciato da molti, sono i fatti antecedenti all’avvento dell’unità Air visibile con le prime Air Max 1. Come ogni storia che si rispetti, anche quella delle Air Max 1 è caratterizzata da sogni, fallimenti, colpi di scena e successi e noi oggi vogliamo raccontarveli. 

Per farlo dobbiamo presentare una di quelle scarpe che purtroppo non hai mai avuto la giusta considerazione all’interno della sneaker culture: la Air Tailwind.

Franklin Rudy ?: Nike

Nel 1977 Franklin Rudy, un ex ingegnere aerospaziale, propone a Phil Knight la sua idea rivoluzionaria. Franklin ha sviluppato una tecnologia che include un’unità d’aria pressurizzata all’interno di una sacca di uretano, flessibile e resistente al tempo stesso, che si comprime all’impatto col suolo per poi riprendere immediatamente la sua forma originale per un massimo ritorno di energia. Phil Knight rimane subito colpito dal progetto di Franklin. Nei mesi successivi al loro incontro, Phil, Franklin e il team di designer Nike progettano quelle che passeranno alla storia come le prime scarpe a vantare la tecnologia Air nell’intersuola: le Air Tailwind. Nel 1978, in occasione della maratona di Honolulu, le Air Tailwind fanno ufficialmente il loro debutto. Se da una parte le Air Tailwind presentano una tecnologia concettualmente rivoluzionaria, dall’altra però a livello di produzione hanno parecchie problematiche. I costi necessari per produrre le Air Tailwind sono molto alti e in più la suola col passare del tempo risulta troppo fragile agli sbalzi di temperatura. È cosa risaputa, infatti, che negli anni successivi al loro lancio ufficiale, Nike perse parecchi soldi per lo sviluppo del modello. 

Il “fallimento” delle Air Tailwind porterà in Nike quella che poi diventerà la vera idea rivoluzionaria, ossia creare una scarpa in grado di mostrare alle persone la tecnologia sulla quale corrono. Nel 1980 il team di designer Nike prova qualche esperimento con la tomaia delle Nike Mariah utilizzate da Alberto Salazar e una suola completamente visibile in poliuretano, ma anche in questo caso i sample prodotti non sono per niente solidi e l’intersuola si sfalda con facilità. 

Il colpo di scena lo si ha nel 1983, quando un giovane Tinker Hatfield viene assunto da Nike come architetto per la costruzione di alcuni uffici. La cosa che ci piace sempre sottolineare è il fatto che il passo da architetto a designer di calzature sportive è stato davvero breve. Nel 1985 Tinker Hatfield, Mark Parker e il team di designer Nike, ispirandosi alla struttura del Centre Pompidou di Parigi progettato da Renzo Piano, si mettono all’opera per creare quella che sarebbe passata alla storia come la prima scarpa con l’unità Air visibile nell’intersuola: la Air Max 1

?: Nike

Arrivati a questo punto il nostro racconto potrebbe finire con la classica frase “il resto è storia”, ma in realtà le prime Air Max 1 non sono quelle del 1987. E no, non stiamo parlando delle Air Max Zero

Per anni si è sempre pensato che le Air Max 1, così come noi le conosciamo oggi, siano state effettivamente le prime scarpe della storia ad aver mostrato l’unità Air visibile nell’intersuola, e in un certo senso potrebbe essere anche vero, ma in realtà già prima del 1987 Nike aveva pronte le Air Max 1. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di fare chiarezza.

Nike-Air-Max-1-86-Big-Bubble-Red

Dopo alcuni esperimenti “fallimentari”, nel 1986 ci si avvicina finalmente al risultato finale. Fra i tanti sample prodotti, infatti, vi è la Air Max 1 “Big Bubble”, denominata così per via della sua enorme bolla d’aria presente nell’intersuola. Se da una parte però l’enorme bolla risulta veramente affascinante a livello estetico, dall’altra l’unità Air purtroppo non regge a causa della mancanza di solidità. Nike, infatti, all’epoca non dispone ancora di suole in EVA, quindi è costretta a costruirle in diverse parti per poi assemblarle in un secondo momento. Il team di designer Nike riesce ad aggirare il problema ridimensionando la bolla e a producendo la suola in un unico pezzo.

È martedì 26 marzo 1987, quando durante una delle pause pubblicitarie de “I Robinson”, Nike presenta al mondo intero le prime Air Max 1. La versione che appare in tutte le campagne di marketing dell’epoca e che approda inizialmente sugli scaffali dei negozi, a differenza di quello che normalmente la gente pensa, è in realtà la Air Max 1 “Big Bubble”. La motivazione è semplice, con una data di lancio già fissata e la progettazione già quasi ultimata, Nike non poteva permettersi ridimensionare la suola in corso d’opera. Solo qualche mese più tardi, Nike sostituirà la “Big Bubble” con le Air Max 1 che noi oggi conosciamo.

 

 

Il successo è immediato. Solo nel primo anno Nike ha venduto oltre un milione di Air Max 1. Ora lo possiamo scrivere: il resto è storia!