Dall’avvento di internet il ruolo del negozio fisico è chiaramente cambiato: seppur dopo un iniziale momento di incertezza, ora le persone acquistano direttamente online, spinti da offerte e marketing; gli store hanno dovuto capire come posizionarsi nuovamente nel cuore delle persone.
Proprio per questo abbiamo deciso di realizzare una serie di interviste che parlano delle community che ruotano intorno agli store della scena milanese, partendo da Patta Milano.
Grazie all’intuito di Edson Sabajo e Guillame “Gee” Schmidt (due figure influenti dell’hip-hop olandese degli anni 90), Patta apre i battenti per la prima volta ad Amsterdam nel 2004. La realtà fu subito successo e divenne uno degli store più rinomati in Europa in campo sneakers e abbigliamento street. Patta colpisce proprio per la sua forte capacità di legarsi alla cultura di strada e agli artisti e musicisti del territorio. Le prime collezioni di Patta erano riservate solo a friends and family o ai clienti più fedeli e in breve tempo questo ha portato alla creazione di una fortissima community locale.
Dopo più di 10 anni la realtà diventa un successo del settore, nel 2016 apre la sua prima succursale a Londra e nel 2019, in piena pandemia, lo store viene aperto a Milano, in via dell’Unione 4 a pochi passi dal Duomo. Per analizzare al meglio cosa spinge un cliente a diventare un membro della community di uno store in questo episodio intervistiamo Ram, membro attivo della Patta Milano Community.
G: Raccontaci chi sei e come è nato il tuo rapporto con Patta Milano e che ruolo ha lo store nella tua vita di tutti i giorni?
R: Sono Ram, ma gli amici mi chiamano Gello. Quando abitavo a Torino, Patta era una realtà percepita come troppo distante, impossibile da avere. Un giorno ho avuto la fortuna di conoscere una ragazza che abitava a Milano con la quale iniziai una relazione, qualche tempo dopo abbiamo avuto un figlio e mi sono trasferito a Milano. Qualche tempo dopo ha aperto Patta proprio nella mia nuova città ed è stato proprio come un sogno che si era avverato e iniziai ad andarci tutti i giorni. Diventò subito il mio store preferito, a tal punto che se non passo per un solo giorno ci rimango male. Non è esagerazione, la sento proprio come se fosse casa mia.
G: Che tipo di affinità senti di avere con Patta?
R: Il rapporto tra me e Patta è proprio di affetto, mi piace e mi permette di distinguermi dalla massa che magari ama Off-White o brand più mainstream. Ovviamente indosso anche altri marchi, però mi fa in qualche modo sentire speciale. Se invece stiamo parlando del rapporto tra me e la community di Patta, nel tempo ho costruito un buon rapporto con tutte le persone che ci lavorano dentro, che ormai sento di poter definire miei amici. Ci troviamo in store, chiacchieriamo e poi usciamo insieme, a pranzo o a bere qualcosa. Grazie a Patta poi ho avuto l’opportunità di conoscere persone un po’ da tutto il mondo.
G: Credi sia importante per un negozio saper creare un rapporto con la community locale di Milano? Perché?
R: Certamente, un negozio deve creare un rapporto con la community. Appunto per conoscere gente nuova e soprattutto potenziali clienti nuovi che poi compreranno sempre da Patta. Diciamo che secondo me è anche un modo per fare sentire i clienti a loro agio e non perderli dedicando del tempo vero per curare il rapporto.
G: Secondo te che ruolo ha avuto lo store nel creare la community?
Secondo me Patta non ha avuto nemmeno bisogno di “crearsi un ruolo”. È la community che ha creato sé stessa. Chi ama Patta e conosce la realtà, sa benissimo dove si trova e che prodotti può trovare all’interno. Poi secondo me è tutto molto naturale e automatico, chiaramente è anche il team dello store che deve essere abile nel coltivare i legami con le persone, quello fa molto.
G: Secondo te, nel futuro, lo store sarà ancora così legato al fattore vendita oppure pensi che possano cambiare e diventare spazi con altri scopi/intenti, pensando anche alla connessione con la community?
R: Non penso che in futuro il ruolo dello store cambierà. Rimarrà, secondo me, come punto di riferimento per la vendita. Ma nel caso il suo scopo dovesse cambiare non sarebbe male poter ampliare lo spazio, creare degli spazi appositi dove stare seduti a chiacchierare. In ogni caso credo che sia che lo spazio diventi più grande o rimanga quello piccolo che è oggi la community ci sarà sempre.
G: Credi che la relazione tra sneakers e community sia destinata a perdurare o secondo te ci sarà una rottura, dovuta all’auto-referenzialità dettata dai social e dell’acquisto mirato all’apparenza?
R: Credo che con il passare del tempo ci sarà sicuramente una rottura dovuta all’auto-referenzialità dettata dai social. Ormai le persone non hanno più personalità e si veste tutta uguale. Basta vedere quando un rapper posta un determinato outfit e tutto sono lì a imitarlo o a copiarlo.
Non sono nessuno per criticare queste cose però sono il primo che cerca di stare lontano da queste dinamiche, come per le sneakers che ormai la gente compra solo per rivendere. Proprio per questo credo che una relazione tra sneakers e persona non esista più, se non per qualche appassionato. È diventata una mera occasione per farci qualche soldo in più e da un lato non li biasimo, anche se preferirei dare più spazio e occasioni a chi le ama e le colleziona.
G: Raccontaci un tuo sogno o aspirazione?
R: Il mio sogno è quello di entrare nel campo dello streetwear o più in generale dell’abbigliamento. Non ho mai avuto esperienze lavorative in questo campo e mi piacerebbe entrare a far parte del team di Patta a tutti gli effetti. Mi ferma solo la mia poca conoscenza dell’inglese e questa cosa un po’ mi blocca e un po’ mi fa vergognare.
L’altra mia grande aspirazione è riuscire a far conoscere ai miei bambini questo mondo e, per che no, spero che possano fare almeno loro la differenza.