“Sneakers Pack” è la nostra nuova rubrica che parla di alcuni dei pack che sono stati in grado di rivoluzionare per sempre il fenomeno della sneaker culture. In questo primo episodio parleremo del “Nike SB Dunk City Series” pack, che ancora oggi viene considerato da molti come uno dei progetti più belli di sempre del brand di Beaverton, capace di riscrivere le regole di una sneaker culture che proprio in quel periodo era in rapida ascesa.
Di come abbia fatto… lo scopriremo strada facendo!
Per capire meglio di cosa stiamo parlando occorre fare un piccolo passo indietro e tornare indietro al 2003. Fu proprio questo l’anno in cui Nike SB diede vita al progetto “Nike SB Dunk City Series”, il quale vedeva protagoniste le release di quattro diverse colorazioni di SB Dunk attraverso un evento, chiamato “White Dunk: Evolution of an Icon”, svolto in quattro delle città più importanti del mondo: Parigi, Londra, Tokyo e New York.
Nike SB Dunk “Paris”
Il primo evento si svolse nell’ottobre del 2003 nella città di Parigi e vide protagoniste le opere dell’artista francese Bernard Buffet, passato a miglior vita nel 1999. In quell’occasione vennero prodotte solamente 202 paia di Nike SB Dunk “Paris”, ognuna delle quali possedeva la peculiarità di essere unica. Se vi state domandando il perché, il motivo è semplice: per produrre la tomaia di queste Dunk vennero intagliati ed assemblati gli artwork creati da Buffet. Trovarne due identiche è praticamente impossibile!
Purtroppo, a causa dell’elevato numero di persone presenti, l’evento fu annullato e con esso anche la release delle “Paris”. Poco tempo dopo, alcuni retailer esclusivi come Colette e Opium, ebbero la fortuna di ricevere qualche Nike SB Dunk “Paris” da rilasciare al pubblico. Ancora oggi le “Paris” incarnano perfettamente il termine grail, ossia la scarpa che ogni sneakerhead vorrebbe avere nella propria collezione. I prezzi hanno raggiunto cifre folli, soprattutto per le paia contraddistinte dalla presenza di alcune parti di stampa che raffigurano il famigerato clown di Bernard Buffet. Qualche anno fa, proprio su StockX, la vendita di un paio di “Paris” size 11 US ha raggiunto la folle cifra di 51.950$.
Nike SB Dunk “London”
La seconda tappa del “White Dunk: Evolution of an Icon” ebbe luogo a Londra, verso la fine del 2003. Anche le Nike SB Dunk “London” vennero prodotte in 202 paia, tutte contraddistinte da una tomaia in suede grigio scuro, per richiamare il cielo nuvoloso della capitale inglese, con lo swoosh in una tonalità più chiara di grigio a contrasto, e il Tamigi ricamato in azzurro sul side panel. Ogni paio era poi dotato di extra laces di colore blu. Anche in questo caso, contrariamente a quello che si pensa, l’evento fu annullato e la “London” venne venduta esclusivamente dal retailer londinese Footpatrol. Nonostante oggi questo paio non abbia ancora raggiunto i prezzi delle Nike SB Dunk “Paris”, trovarne uno in vendita è un’impresa veramente ardua. Soprattutto a prezzi inferiori al prezzo di listino di un’automobile di media cilindrata.
Nike SB Dunk “Tokyo”
La terza tappa si svolse a Tokyo nel 2004. Ancora oggi quando si parla del “Nike SB Dunk City Series” pack spesso ci dimentichiamo delle SB Dunk “Tokyo”. Non si sa bene il motivo, anche perché chi meglio delle “Tokyo” rappresenta perfettamente lo status che le Nike Dunk hanno acquisito nel tempo? Una semplice SB Dunk in tela color sail priva di qualsiasi logo che non sia il famigerato swoosh. Per intenderci meglio, a differenza di tutte le altre Dunk, sulle “Tokyo” non figurano le scritte Nike sull’heel e sulle tongue. Un vero e proprio inno alla semplicità.
Anche in questo caso le scarpe furono prodotte in sole 202 paia per poi essere rilasciate tramite un sistema a lotteria. Nonostante il numero di paia prodotte sia identico a quello delle “Paris” e delle “London”, e quindi già in partenza difficili da reperire, vi assicuriamo che vedere un paio di Nike SB Dunk “Tokyo” in giro è un avvenimento ancora più raro.
Nike Dunk New York City “Pigeon”
L’ultimo capitolo del “White Dunk: Evolution of an Icon” si svolse a New York e vide come protagonista Jeff Staple e le sue Nike SB Dunk New York City “Pigeon”, che prendono appunto ispirazione dai famosi volatili che popolano le vie della Grande Mela. La tomaia in diverse tonalità di grigio, con dettagli neri e bianchi, per richiamare il piumaggio del piccione, e arancioni, che ricordano il becco e le zampe, attirarono fin da subito l’attenzione della maggior parte dei collezionisti. Il piccione ricamato sul side panel fu poi la ciliegina sulla torta a completare il design iconico.
Questa volta le scarpe vennero prodotte in 150 paia di cui 30 paia allocate in ognuno dei seguenti negozi: Supreme, Rival, Recon, KCDC e Reed Space. Quello che successe in quest’ultimo negozio però, segnò una vera e propria frattura nel mondo della sneaker culture. È proprio qui che si iniziò a parlare per la prima volta di sneaker game. Da Reed Space (di proprietà di Jeff Staple), infatti, le 30 Nike SB Dunk “ Pigeon” erano numerate e questo le rendeva ancora più rare rispetto a quelle rilasciate negli altri quattro negozi. Ciò significava anche un maggior profitto per chi aveva intenzione di rivenderle nel mercato secondario. Il giorno della release, fuori al negozio al 151 di Orchard Street si radunarono centinaia di persone, molti dei quali letteralmente armati di coltelli, machete e mazze, per cercare di accaparrarsi il tanto atteso paio. Inutile dire che i disordini obbligarono le forze dell’ordine all’intervento. Quello stesso giorno la NYPD arrestò diverse decine di persone. Il giorno dopo il “New York Post”, uno dei quotidiani più letti della città, intitolando la prima pagina “Sneaker Frenzy”, scrisse un approfondimento che parlava delle vicende successe fuori da Reed Space.
Le “Pigeon” erano sulla bocca di tutti. Da quel preciso istante si capì che non si trattava solamente di semplici sneakers, ma di molto di più. Questo suscitò l’interesse di moltissime persone, attratte anche semplicemente dall’aspetto economico, visto le cifre raggiunte dalle SB Dunk “Pigeon” su Ebay poche ore dopo la release.
Senza volerlo, le Nike SB Dunk “Pigeon” avevano aperto le porte a quello sneaker game, fatto di campout, cifre folli post release, resell e molto altro a cui noi siamo abituati oggi.