Aprile 21, 2023

La creativa parigina Aude-Julie è Built Different

La creatrice di contenuti, fashion designer e collezionista di sneakers vintage ci racconta come fa a rimanere sempre fedele a se stessa, parlandoci anche dell'importanza che la comunità riveste nella sua vita.

La creatrice di contenuti, fashion designer e collezionista di sneakers vintage ci racconta come fa a rimanere sempre fedele a se stessa, parlandoci anche dell'importanza che la comunità riveste nella sua vita.

Questo articolo è parte 21 di 14 Nella serie: Built Different

Fashion designer part time e collezionista di scarpe da ginnastica. Mamma a tempo pieno e creatrice di contenuti. Aude-Julie è un personaggio davvero poliedrico.

Aude è entrata per la prima volta nel mondo delle sneakers quando ha lanciato il suo blog Basic Is The Mood nel 2015, mentre frequentava la scuola di moda a Parigi. I suoi post settimanali mostravano il suo stile e le sue sneaker preferite in base alle sue esperienze personali. Da allora ha trasformato la sua passione in una carriera a tempo pieno, collaborando e creando contenuti con una serie di grandi marchi (tra cui noi). Come se ciò non bastasse, sta anche lavorando alla creazione di una sorta di scuola online, intitolata BIM SCHOOL, che prevede corsi progettati da Aude sulla moda, la sostenibilità e gli acquisti di seconda mano.

Abbiamo incontrato Aude e il suo ragazzo nel loro appartamento fuori Parigi, in una bella giornata di sole, abbiamo parlato di scarpe da ginnastica per bambini e l’intervista si è conclusa con un momento di autoriflessione.

StockX: Quando le sneakers hanno catturato la tua attenzione per la prima volta? C’è stato un momento o una persona specifica nella tua vita che ha dato il via alla tua passione? 

Quando ero più giovane ammiravo molto mio fratello maggiore, lo vedevo indossare scarpe da ginnastica, borse e cose del genere davvero molto belle, e pensavo: “Ok, è una figata”. Volevo davvero essere come lui, ed è così che ho iniziato ad amare le sneakers.

Ti ricordi che tipo di scarpe da ginnastica indossava tuo fratello?

Credo che fossero delle Air Force Ones. Sono quelle, le scarpe da ginnastica che ora indosso più spesso. Ma le prime sneakers alla moda che ho indossato a scuola erano le Presto, e ricordo che tutti i ragazzi dicevano: “Che sballo, le tue scarpe da ginnastica!”. Era considerato così strano che una ragazza fosse interessata alle sneakers, e all’epoca avevo solo 10 anni.

Nel tuo gruppo di amici c’erano anche altre ragazze a cui piacevano? O la tua passione per le sneakers ti ha reso sempre differente da tutti gli altri?

In Francia, credo che le scarpe da ginnastica siano un fatto culturale, grazie ai video musicali e ad altre cose del genere. Molte ragazze indossano le sneakers, ma è così strano perché quando eravamo più giovani sentivamo che, in quanto ragazze, dovevamo vestirci come i ragazzi per indossare le scarpe da ginnastica. Ricordo che mi costringevo a essere un po’ maschiaccio per indossarle. Poi, quando sono diventata un po’ più grande, ho iniziato a vestirmi in modo più femminile perché ho capito che le sneakers non erano riservate solo ai ragazzi.

C’è una sneaker o una borsa in particolare in cui lo storytelling ha davvero catturato la tua attenzione?

La prima sneaker che mi ha davvero fatto innamorare è stata la Air Jordan Seven Cardinal. Ricordo che non ero riuscita ad acquistarle al momento del lancio, così risparmiai per mesi. Quando finalmente sono riuscita ad averle, ne sono rimasta letteralmente ossessionata. Adoro la colorazione oro e rossa, la silhouette e la qualità di questo modello. E poi ho iniziato a rimanere al verde perché di scarpe da ginnastica ne avevo comprate davvero tante.

Quante paia di sneakers avevi all’apice della tua collezione?

Sono arrivata ad averne un 200 paia, credo, ma per lo più di seconda mano e vintage. Credo che il 70% della mia collezione sia di seconda mano e vintage.

Quando hai iniziato ad appassionarti alle sneakers di seconda mano e vintage?

Quando ho preso il mio primo appartamento a Parigi. Era così costoso che non potevo comprare scarpe da ginnastica nuove. Così ho iniziato a fare ricerche, a comprare nei mercatini dell’usato e cose del genere. Mi sono anche interessata alla sostenibilità e ho cercato di non stare sempre a scapicollarmi per comprare a ciclo continuo nuove sneakers. Prima volevo una scarpa da ginnastica subito, mentre ora sono più propensa a dire: “Ok, posso aspettare un anno, due anni. Non devo preoccuparmi, prima o poi le avrò”.

Credi che per acquistare nei mercatini dell’usato sia necessaria un’abilità particolare?

Saper acquistare nei mercatini di articoli usati richiede una grande abilità. Ci vuole molta pazienza. La gente mi chiede sempre: “Come hai fatto a trovarlo?”. Ci vogliono ore, giorni, mesi. A volte ogni cinque minuti sono al telefono solo per fare ricerche. In Giappone cerco spesso di fare acquisti nei negozi dell’usato, soprattutto per quanto riguarda le borse. In Giappone compro molte borse.

Perché secondo lei le sneakers e il lusso si sposano così bene insieme? 

Quello che mi piace delle borse di lusso è la loro natura artigianale. Adoro le finiture. Amo i materiali, i tessuti e i colori. Vedo lo stesso livello di artigianalità anche nelle sneakers. Quindi mi piace trovare nelle mie sneakers dei particolari che ritrovo anche nelle mie borse. Trovo divertente fondere insieme queste due culture, avere una prospettiva diversa e provare a mostrare la mia personalità, perché amo l’alta moda, ma sono anche appassionata di musica, street art e cose del genere. Secondo me, le scarpe da ginnastica si abbinano perfettamente con un abbigliamento di lusso.

E ora stai cercando di educare le persone alla pratica dell’acquisto nei negozi dell’usato e del design in generale con la BIM School. Parlaci un po’ della fonte d’ispirazione che c’è dietro.

Mi sono sempre interessata di educazione. Sono originaria del Ciad e ho visto quanto sia importante l’istruzione, soprattutto per le ragazze. Ho sempre voluto fare l’insegnante e così ho creato la BIM School, che propone corsi di moda online gratuiti sulla sostenibilità, l’attività di acquisto nei negozi dell’usato e cose del genere. 

È così entusiasmante. Parliamo ancora di Basic Is the Mood (BIM). Come è nata?

Ho iniziato Basic Is the Mood nel 2015, mentre frequentavo ancora la scuola di moda a Parigi. A quel tempo, non erano molte le ragazze parigine che indossavano le sneakers o le associavano alla moda. Mi è sempre piaciuto sentirmi a mio agio nelle mie scarpe, così ho iniziato a mostrare come si possono creare look semplici ma alla moda con le sneakers. Volevo davvero iniziare a costruire uno storytelling intorno alle mie sneakers e al mio stile personale. Ancora una volta, a Parigi non c’erano molte ragazze che indossavano scarpe da ginnastica e nemmeno molte blogger di colore. Sento di essere stata in qualche modo una fonte d’ispirazione per le donne, e soprattutto per le giovani ragazze di colore. È stato davvero fantastico.

Come riesci a destreggiarti tra la carriera e il tuo marchio mentre sei anche una mamma?

Essere mamma mi ha insegnato a organizzarmi al meglio. Prima ero un po’ come “No, non ho tempo”, ma ora sono più come “No, devo alzarmi presto. Devo fare le mie cose”. Mi ha anche aiutato a limitare il tempo che trascorrevo nel mondo digitale. Prima che nascesse mio figlio, sentivo di dover pubblicare sempre dei post, di dover essere sempre presente sui social media. Ma ora mi concentro di più sull’apprezzare i momenti trascorsi con mio figlio.

Com’è stato iniziare la collezione di scarpe da ginnastica di tuo figlio? Vedo che qui ci sono un bel po’ di novità. 

La cosa buffa è che ho iniziato a collezionare scarpe da ginnastica per bambini circa 10 anni fa. Quando non riuscivo a trovare una scarpa da ginnastica della mia taglia, mi dicevo: “Oh, prenderò una sneaker da bambino”. Poi, quando è nato mio figlio, avevamo già un sacco di scarpe da ginnastica per lui. Sto cercando di rallentare perché ha indossato letteralmente solo cinque delle 60 paia di scarpe da ginnastica che gli ho già comprato. (ride) E i suoi piedini sono così piccoli che non vorresti neanche infilarli nelle scarpe da ginnastica. 

Le foto di te insieme a lui che hai condiviso sul tuo feed, trasmettono un messaggio molto bello di come si possa ancora essere creativi e appassionati di moda come genitori. Che tipo di feedback hai ricevuto dai follower e dalle persone che seguono il tuo lavoro? 

Dico sempre alle persone che diventare mamma non mi ha cambiata per niente. Mi sento solo una versione migliore di me stessa. Diventare mamma non ha cambiato il mio modo di vestire o le cose che mi piacciono o non mi piacciono. È solo che ora mi piacciono un sacco di cose da bambino. La gente mi chiede sempre: “Oh, puoi realizzare anche look da bambino e look per tuo figlio?”. Cerco di non postare molto foto di mio figlio su Instagram, ma è difficile perché è così carino. Mi piace molto vestirlo con stile.

Chi ti ha incoraggiato? Chi ti ha maggiormente sostenuto durante il tuo percorso?

Il mio più grande sostenitore è stato il mio ragazzo. Non si parla molto di come i social media influenzino l’umore. A volte hai la sensazione di non essere all’altezza perché le persone non rispondono in modo positivo a ciò che fai, o perché non ci sono molte persone disposte ad incoraggiarti. E lui mi ha aiutato a mantenere la giusta prospettiva su tutto ciò che creo: anche se su 50.000 persone, sono solo in 10 ad apprezzare ciò che fai, è comunque fantastico. Continua a fare quello che fai, perché alla fine sei tu che devi essere contento di quello che fai, e non gli altri.

Ci sono altre donne a cui ti ispiri nell’ambito dell’industria creativa? Che si tratti di sneakers, moda o design.

Una donna a cui mi ispiro molto è Aleali May. Ho sempre visto collaborazioni maschili per quanto riguarda le sneakers. Ma quando ho visto la sua collaborazione con Jumpman (il logo di Michael Jordan, N.d.T.), ho pensato: “Ok, le donne sono un’altra cosa”. Mi sono detta: “Ok, le donne stanno davvero facendo passi avanti e hanno voce in capitolo per dimostrare che sono in grado di creare cose per tutti”. Mi sembra che in passato, quando una donna creava qualcosa, si diceva: “Oh, ma è un prodotto per donne”. Possiamo creare cose davvero per tutti. Non ci occupiamo solo di rosa, scintillii e cose del genere. Sono sempre felice quando vedo una collaborazione femminile. Mi rende così orgogliosa vedere donne che raggiungono i loro obiettivi e abbattono le barriere.

Quando ha vissuto la tua prima esperienza con StockX?

Credo che sia stato quando ho comprato un paio di scarpe da ginnastica che non potevo avere al momento in cui sono uscite per la prima volta. Di solito cerco di acquistarle il primo giorno che escono, perché ho paura che poi i prezzi salgano. Il mio ragazzo vende molto su StockX. Sono davvero felice di lavorare con StockX per mostrare alle persone la mia visione della moda e della cultura in generale. 

Qual è la sua visione?

La mia visione della moda è molto cambiata, e in questo momento sono molto concentrata sulla sostenibilità. Mi sembra che ci sia un’eccessiva produzione di abbigliamento, di scarpe da ginnastica e di tutto il resto. Voglio incoraggiare le persone a pensarci due volte prima di acquistare qualcosa. Il bello di StockX è che a volte il mio ragazzo compra delle scarpe da ginnastica, e per qualche tempo le adora. Ma quando non le indossa più per un qualche motivo, riesce comunque a venderle. In questo modo si crea un vero e proprio circuito, e le persone che in un primo momento non avevano potuto comprare le sneakers, poi hanno la possibilità di acquistarle. Ritengo che l’attività di StockX abbia anche una ripercussiome positiva sulla sostenibilità, in quanto offre alle persone l’opportunità di sbarazzarsi di oggetti che non indossano più senza doverli per forza buttare via.

Cos’altro ti attende? Cosa sta per accadere?

Sono in attesa di un secondo figlio, che nascerà a giugno. Questo mi spinge a fare molte cose prima di tale data. Sto organizzando dei servizi fotografici per tutte le mie borse vintage che metterò in vendita. Sono entusiasta di poter mostrare un’immagine diversa in queste foto, perché la maggior parte delle modelle indosserà scarpe da ginnastica con le borse: sarà tutto un po’ più casual rispetto a ciò che di solito vediamo mescolato con la moda di lusso. 


In termini di comunità e di supporto, in che modo ritieni che avere degli alleati maschi influisca sulla tua esperienza di donna di colore nell’ambito dell’industria creativa e dello spazio delle sneakers? 

Quando ho iniziato a parlare della mia passione per le sneakers, era un periodo in cui come donna non potevi sbagliare nulla. Non una data di uscita. Non un nome. Non una colorazione. Altrimenti, le persone ti avrebbero facilmente attaccato, dicendo: “Ah, ma allora sei una dilettante” e cose del genere. Mi sento davvero fortunata ad avere molti amici nella comunità parigina delle sneakers. I miei amici mi incoraggiavano e condividevano quello che facevo. È importante avere questo tipo di sostegno come donna. Oggi mi sembra che la situazione sia molto diversa.

In cosa è diverso?

Oggi ci sono molte più ragazze che fanno parte della comunità, e ora siamo in una fase in cui ci esistono sneakers per tutti i gusti. Ci sono più collaborazioni femminili e più direttori creativi. La scena è cambiata, e sono molto soddisfatta della direzione che stiamo imboccando.

Questo video fa parte di una serie che abbiamo iniziato l’anno scorso, e che si chiama Built Different. Si tratta di una celebrazione di tutte quelle donne che riescono a costruire la propria strada nel mondo delle sneakers, nella moda e nell’ambito dell’industria creativa… Quindi, a questo punto devo porti la domanda di rito: che cosa significa per te l’espressione built different?

Per me, built different significa rimanere fedeli a se stessi. Mi sembra che al giorno d’oggi si possa essere facilmente influenzati da tutto ciò che ci circonda. Instagram, i social media: ci sono così tante informazioni, e a volte si cerca di essere come gli altri o di piacere a tutti. Per quanto mi riguarda, ho lavorato per concentrarmi su ciò che voglio fare, sui miei valori e sulle cose più importanti per me. Alla fine della giornata, ho bisogno di sentirmi orgogliosa di me stessa. Non mi interessa se alla gente non piacciono le stesse cose che piacciono a me, o se non ama quello che faccio. A volte ho la sensazione di vivere in una società fatta solo di like e numeri. In questi momenti cerco sempre di dire a me stessa: anche se c’è una sola persona che mi incoraggia, è abbastanza.