Sneakers - March 22, 2022

For the Love of Air: l'Air Max Culture Nel Mondo

La Air Max Culture colpisce ogni angolo del mondo. Dalle piste da ballo di Manchester alla scena dei graffiti underground di Milano, nessun'altra sneaker è diventata così centrale per le culture e le comunità come la Nike Air Max. 35 anni dopo il lancio della Air Max 1, i nostri amici di Archive.DNA danno uno sguardo indietro ad alcuni dei momenti chiave, e le uscite, che hanno cambiato la cultura sneaker per sempre.

La Air Max Culture colpisce ogni angolo del mondo. Dalle piste da ballo di Manchester alla scena dei graffiti underground di Milano, nessun'altra sneaker è diventata così centrale per le culture e le comunità come la Nike Air Max. 35 anni dopo il lancio della Air Max 1, i nostri amici di Archive.DNA danno uno sguardo indietro ad alcuni dei momenti chiave, e le uscite, che hanno cambiato la cultura sneaker per sempre.

This article is part 3 of 7 in the series: Air Max Day 2022: For the Love of Air

Non si può avere una conversazione sulle “sneakers più belle di tutti i tempi” senza menzionare almeno uno dei tanti personaggi iconici dell’universo di Air Max: questo rimane un fatto oggettivo, ma se qualcuno vuole provare a smentirlo sarà sempre il benvenuto. Pochi anni dopo che Nike aveva fatto un piccolo passo per l’azienda ma un grande passo avanti per l’umanità, inserendo un assorbimento nelle suole delle scarpe da corsa, c’è stato un passo ancora più piccolo che avrebbe fatto risuonare delle potenti onde d’urto attraverso l’umanità per i decenni a venire: far conoscere la tecnologia di assorbimento dell’impatto al grande pubblico.

Questo colpo di genio, ideato dall’architetto Tinker Hatfield – diventato designer di scarpe sportive dopo aver posato gli occhi sul Centro Pompidou, mentre era in viaggio a Parigi – non è stato privo di oppositori, e l’idea gli è quasi costata il lavoro, ma alla fine è stato approvata e il resto, come si suol dire, è storia. L’Air Max ha rapidamente trasceso i confini dello sport, diventando un caposaldo incontrastato dell’abbigliamento streetwear, un prodotto ideato per chi vuole essere sempre alla moda. Non devi cercare molto online per trovare le foto di 2Pac con le Air Max 1, di Mc Ren (membro del gruppo hip hop N.W.A.) con le Air Max III, o di The Notorious B.I.G. con le Air Max Tailwind 96.

Quelle onde d’urto hanno avuto inizio in un giorno del 1987. Quando l’originale Air Max 90 uscì tre anni dopo, l’impatto che ha avuto sulla scena delle sneakers è stato così forte, che nel Regno Unito hanno cominciato a percepirlo anche sottoterra.

L’Inizio dell’Air Max Culture

L’acid house, con le sue radici che affondano nel leggendario ma ormai scomparso nightclub di Manchester The Haçienda, aveva letteralmente invaso il paese, formando una sottocultura che amava i balli veloci, ed era in rapida ascesa dal 1988, quindi con il passare del tempo l’accesa tonalità “infrared”, e l’elevato livello di comfort che la 90 vantava furono resi disponibili, i raver britannici la accolsero a braccia aperte, e si andò via via formando un legame indissolubile.

Rage @ Heaven, London, 1990. Photography by David Swindells.

Nell’Europa continentale, è stato il gabber – un sottogenere techno nato a Rotterdam nei primi anni ’90 – che ha contribuito a far conoscere l’Air Max. Il suono ha avvolto il resto dei Paesi Bassi prima di generare un forte consenso anche in Germania, in Italia e in Belgio, e l’Air Max BW è diventata la scarpa simbolo di quel genere musicale

Nike Air Max BW ad from 1991.

La Scena Grime

Skepta in front of Skair poster. Photo via Jay Kamara.

Il rapporto tra la musica dance elettronica britannica e le Air Max ha attraversato varie fasi e riedizioni da quando è venuto in essere, ma forse non sarebbe mai stato ufficialmente riconosciuto da Nike come simbiotico – con una grande influenza, e altrettanta ammirazione, in grado di fluire in entrambi i sensi – se non fosse stato per il grime. Dizzee Rascal, il primo pioniere del genere che diventò una superstar, ha collaborato con lo Swoosh per la prima volta nel 2005, per una Air Max 180, proposta in una quantità molto limitata di 60 paia per il lancio della sua etichetta discografica, Dirtee Stank. Le due parti si sono riunite di nuovo, insieme all’artwork designer di lunga data di Dizzee, Ben Drury, nel 2009, per dare al mondo (o a pochi fortunati al suo interno) la possibilità di acquistare la Air Max 90 “Tongue N Cheek”. Prima di questa collaborazione, lo stesso Drury aveva già lavorato con Nike nel 2006, sulla Air Max 1 “Hold Tight”, una scarpa che magistralmente si leva tanto di cappello alla radio pirata.

Nessun musicista britannico ha fatto coppia con Nike in più occasioni di quante ne abbia avute Skepta. L’esperto rapper, nato a nord di Londra, ha suscitato per la prima volta un enorme scalpore nel Regno Unito nel 2016, quando si è posizionato all’incrocio tra la cultura delle sneaker e quella di strada con un post su Instagram, dove presentava un’Air Max BW completamente nera, che aveva disegnato lui stesso. Il post ha infiammato il mondo dei blog, e le piattaforme di tutto il mondo hanno atteso con il fiato sospeso di ricevere e diffondere la notizia di una data di lancio

Photo via @sketpagram

Quella data non è mai arrivata, ma quella che è arrivata l’anno successivo è stata la sua prima collaborazione ufficiale: l’Air Max 97 Sk, meglio conosciuta come SkAir. Skepta aveva chiesto consiglio al defunto guru delle sneaker e dello streetwear Gary Warnett, che lo ha incoraggiato a trarre ispirazione dalle Air Max più memorabili della sua giovinezza. Il risultato è stato un omaggio all’Air Tuned Max del 1999, che secondo Skepta è stata “la prima scarpa per cui ho risparmiato pur di poterla acquistare, quindi ho voluto trasportare la sua magia nella 97, la stessa magia che mi ha fatto amare l’Air Max quando l’ho vista da bambino per la prima volta”. Tutte le successive collaborazioni di Skepta con Air Max si sono ispirate alle silhouette classiche che nella sua infanzia costituivano dei punti fermi, nell’ambito della moda di strada: la SkAir 2, un ibrido tra l’Air Max 97 e la BW; la SkAir 3, praticamente un’Air Max Deluxe rielaborata; e la SkAir 5, una combinazione dell’Air Max Tailwind 5 e dello stesso modello in versione 5 Plus

Che ci crediate o no, tra Dizzee e Skepta, c’era Jessie J. Sì, avete letto bene. In occasione dell’Air Max Day 2014, Nike e la star del pop britannico hanno annunciato l’uscita del pack “Red Rose”, composto da un’Air Max 90 in versione standard, più un’altra con intersuola Lunarlon, disponibile al pubblico solo tramite caccia al tesoro. Che momento per essere Alive! I veri fan di Jessie J si renderanno conto di cosa ho combinato da quelle parti.

Air Max City

Nonostante le sue piccole dimensioni, Amsterdam ha consolidato la sua reputazione di grande città dell’Air Max. L’eredità del genere gabber non è così potente come il marchio dell’hip-hop, e ciò è dimostrato dal fatto che il gigante dello streetwear olandese Patta ha finora evitato l’opportunità di abbandonare la propria interpretazione dell’Air Max BW in favore dell’Air Max 90 Homegrown nel 2006; un quartetto Air Max 1 per celebrare il loro 5° anniversario nel 2009, con un paio di versioni in più che l’hanno reso un quintetto l’anno successivo; due ibridi Air Max 95 e 90 nel 2018; e la loro offerta più recente, la versione “ondulata” dell’Air Max 1 dell’anno scorso, disponibile in tre colorazioni. Patta – che prende il nome dalla parola gergale coniata in Suriname per “scarpa”, in omaggio all’eredità dei fondatori – ha sconvolto il mondo delle sneaker quando è entrata a contatto con Nike alla tenera età di 2 e 5 anni, ma riuscendo comunque a creare quella che è ampiamente considerata come una delle migliori Air Max degli anni ‘90, oltre che essere posizionata nella rosa delle migliori Air Max 1 di tutti i tempi.

Patta 5th anniversary Air Max 1 pack via sweetsoles.tumblr.com.

Prima che Patta iniziasse a fare scalpore, un artista olandese con un nome simile aveva già creato ciò che alcuni venerano come l’Air Max 1 G.O.A.T. L’Air Max 1 “Amsterdam”, il capolavoro della collaborazione tra Nike e Parra, è nell’albo d’onore di Air Max sin dalla sua edizione del 2005, ed è affiancata da altre sue opere d’arte: l’Air Max 95 “Running Man” del 2008, l’Air Maxm 1+ “Lovely Loners” del 2009, e un’altra Air Max 1 del 2018. Patta e Parra non sono da confondere l’una con l’altro, ma hanno condiviso la loro storia, e ora tra i due è vero amore. In effetti, la prima si è rivolta al secondo per progettare la loro ultima Air Max 1, in occasione del loro 5° anniversario, avvenuto nel 2010. Con così tanto amore mostrato all’Air Max 1 dagli abitanti di Amsterdam, non sorprende che Nike abbia utilizzato la silhouette per rendere omaggio alla città nel 2020.

L’Underground Italiano

Photo by Sha Ribeiro

La storia d’amore dell’Italia con la Air Max 97 può essere fatta risalire all’adozione della scarpa come uniforme da parte dei graffitari di Milano e Roma, oltre che dai frequentatori assidui di locali notturni della scena house di Napoli, secondo l’autore ed editore Lodovico Pignatti Morano. In cambio, nel corso degli anni, Nike ha salutato gli italiani con una 97 rivestita dai colori mimetici militari del paese, ma ha anche mostrato il loro apprezzamento con riedizioni esclusive per l’Italia delle versioni originali “Silver Bullet” e “Metallic Gold”. Forse, però, la più ricercata tra le 97 italiane è l’edizione limitata Lux del 2010, realizzata con la famosa pelle pregiata. Con grande sopresa, l’Air Max 95 Lux, che è stata realizzata in Italia, precede la 97 di nove anni, anche se Supreme ne ha proposto una versione aggiornata nel 2019.

Back to Paris

Non ci sarebbe nessuna Air Max se non fosse per Parigi, quindi forse non è una coincidenza che la prima collaborazione Air Max 90 abbia prodotto un’esclusiva francese praticamente inafferrabile: la Courier x Nike Air Max 90 “Denim”, disponibile solo in taglie da donna. Alla fine degli anni ’90, modelli ancora più appariscenti come la Air Max Plus (meglio conosciuta come “TN” nel Regno Unito, e “Shark” in Francia), la Tuned Air Max, la Air Max 98 TL e la Air Tuned Sirocco si unirono alla festa, guadagnandosi definitivamente la reputazione di status symbol della gioventù.

Photo via: @escalopeviandehache

L’importanza della capitale francese non è racchiusa solamente nella storia della scarpa, ma è stata immortalata sotto forma di due accattivanti rielaborazioni della Air Max 1: ‘Centre Pompidou By Day/By Night’. Le due varianti di colore accendono i riflettori sull’edificio che ha dato vita alla bolla: l’edificio che, proprio come la bolla, è passato da idea ridicola ad innovazione rispettata nel giro di una sola notte.

Grandiosa Berlino

Photo via SNS

Parlando della notte, è da questo che la Air Max 180 “BLN” ha preso spunto per celebrare la cultura dei locali notturni della capitale tedesca. I berlinesi hanno avuto molto da festeggiare, dalla caduta del famigerato Muro, avvenuta nel 1989, e sin dal primo giorno lo hanno fatto con l’audace efficienza elettronica che li caratterizza. Quindi non sorprende che Nike abbia scelto di riconoscere l’inizio del nuovo periodo con una scarpa che giustappone il neon delle luci stroboscopiche e gli abiti fluorescenti dei rave al grigio delle costruzioni brutaliste  della città.

Anche senza ricorrere a nomi noti, associati all’iniziativa, Nike è riuscita a far nascere un certo clamore intorno alle versioni Air Max, includendo dei sottili riferimenti alle subculture che hanno reso queste scarpe così ambite. I cenni delle Air Max 90 Side A e Side B al talento artistico dei DJ e alla tecnica del campionamento musicale – due mestieri che si ritrovano abitualmente nel DNA dell’hip-hop e del grime – ne sono un perfetto esempio.

C’è un autentico sentimento di comunità che viene associato alle Air Max, e questo è anche qualcosa che Nike ha più volte sfruttato con successo. Spesso gli eroi sconosciuti della comunità delle sneaker vengono onorati sia attraverso collaborazioni con negozi di sneaker indipendenti – come ad esempio Opium con una delle Air Max 180, e Foot Patrol con una delle Air Max 90 – oppure tramite la piattaforma di cultura giovanile britannica The Basement, le cui serie di Air Max 90 che hanno per tema le città di Londra, Manchester e Glasgow, hanno rappresentato senza dubbio alcune tra le uscite più chiacchierate del 2019.

Masters of Air

Ma gli eroi indiscussi rimangono i collezionisti, e Nike ha già assegnato a nove elementi in particolare il massimo distintivo d’onore. I Masters of Air sono un gruppo di appassionati dell’Air Max, provenienti da tutto il mondo, che Nike ha contattato e riunito nel 2017 allo scopo di riconoscerli pubblicamente per le loro collezioni di livello mondiale, realizzando una scarpa commemorativa pe l’occasione. Il risultato è stato l’indimenticabile Air Max 1 “Masters of Air”, oltre a un’esperienza indimenticabile per il fortunato gruppo.

L’Air Max è ancora attuale come lo era 35 anni fa: basta guardare gli ultimi sei modelli che hanno vinto la competizione ON AIR di Nike, per rendersi conto del fatto che l’ispirazione rappresenta il tessuto vitale dell’immaginazione. Ci auguriamo che sarete sempre in grado di guardare oltre! Buon Air Max Day a tutti.