Sneakers - Gennaio 6, 2022

Come Atmos ha reso celebri le Air Max 1 nel mondo

Scopriamo come lo store giapponese atmos ha reso celebri in tutto il mondo le Air Max 1. “Elephant”, “Safari”, “Viotech” e molte altre ancora.

Scopriamo come lo store giapponese atmos ha reso celebri in tutto il mondo le Air Max 1. “Elephant”, “Safari”, “Viotech” e molte altre ancora.

Tokyo, anno 2000, la storia di atmos inizia…

Per capire come una piccola boutique sia stata in grado di rivoluzionare per sempre la sneaker culture, occorre fare un piccolo passo indietro e presentare una delle figure più importanti e influenti in questo settore, Hommyo Hidefumi. Come gran parte delle persone giapponesi negli anni ‘90, anche Hommyo si avvicinò alla sneaker culture durante uno dei suoi viaggi negli Stati Uniti. Finiti gli studi e laureatosi alla Temple University di Philadelphia, Hommyo Hidefumi fece ritorno nel Sol Levante dove iniziò a lavorare per un’industria tessile producendo magliette fino a quando, nel 1996, diede vita a Chapter, un piccolo negozio di abbigliamento vintage e sneakers ad Harajuku. Da lì a poco, tramite la sua passione per le sneakers e per lo streetwear, il progetto Chapter sarebbe sfociato in atmos.

Hommyo Hidefumi

Immagine Hypebeast

Sebbene possa sembrare un caso, le strade di atmos e Nike si incrociarono ben presto, visto che all’epoca il brand di Beaverton aveva appena dato vita ad un progetto che prevedeva dei release esclusivi su base regionale. Fu proprio questa una delle fortune di atmos, poiché quelle destinate all’oriente, le cosiddette “Co.JP” (Concept Japan) avrebbero reso la giovane boutique famosa anche oltre i confini nazionali. 

Spiegare l’importanza delle “Co.JP” in poche righe sarebbe veramente troppo riduttivo e complicato, ma vi è una cosa molto importante che dobbiamo sempre ricordare: le “Co.JP” hanno gettato le fondamenta della sneaker culture così come la conosciamo oggi. In un periodo nel quale viaggiare era più difficile e internet non era ancora così sviluppato, tutti i collezionisti erano costretti a muoversi per poter provare ad acquistare le sneakers fuori dalla propria regione. Inutile dirvi, che questo comportò quasi automaticamente il fatto che i collezionisti iniziarono a stringere relazioni con altri collezionisti in altre parti del mondo. 

atmos divenne così un punto di riferimento in questi anni per tutti coloro che avevano interesse verso la sneaker culture. La prima partnership con Nike arrivò nel 2002. Proprio quell’anno le Air Max 1 festeggiava quindici anni. La scelta del brand di Beaverton e dello store nipponico ricadde su l’iconico modello classe 1987, che per l’occasione prese l’ispirazione da un altro modello storico: la Nike Air Safari disegnata da Tinker Hatfield.

Nike Air Safari OG (2018)

Nacque così la Air Max 1 Atmos “Safari”, quella che passerà alla storia come la prima collaborazione in assoluto su Air Max 1. La release delle “Safari” spalancò le porte ad atmos nel mondo delle collaborazioni, dando il via ad una delle parti fondanti di ogni brand al giorno d’oggi. Non solo le “Safari” avevano dato il via alle collaborazioni di atmos ed altri store, ma avevano anche permesso alle Air Max 1 di iniziare la loro seconda vita. L’era del “retro running” era vicina. 

Un anno dopo, nel 2003, atmos e Nike tornarono a collaborare, sempre sulle Air Max 1. Le Air Max 1 “Viotech”, rilasciate insieme ad una Air Max 95 nella stessa colorazione, che rendevano omaggio alle colorazioni dei modelli d’archivio ACG dei primi anni ‘90, furono un autentico capolavoro. Ancora oggi, a distanza di diciotto anni, le “Viotech” sono un sogno proibito di moltissimi sneakerhead. Nonostante non sia una collaborazione ufficiale, ma bensì una release esclusiva di atmos, quello stesso anno Nike e atmos diedero vita anche alle Air Max 1 “Curry”, pietra miliare della sneaker culture che tra le altre cose  sono anche state riproposte seconda volta nel 2018. Stessa cosa nel 2006, quando la boutique giapponese si rese protagonista di due release stratosferiche: la prima, con l’”Animal Pack” e le sue Air Max 1 “Animal” OG, mentre la seconda, con il “Beast Pack” e le sue Air Max 1 “Beast”.

Per vedere tornare atmos alla ribalta con una collaborazione ufficiale sulle Nike Air Max 1 si dovette aspettare il 2007. È questo l’anno delle Air Max 1 atmos “Elephant”,  ed è proprio qui che si chiude il cerchio iniziato cinque anni prima con le “Safari”. Le “Elephant”, che rendono omaggio alle Air Jordan 3, vista la presenza dell’”Elephant Print” sul mudguard, come affermato da Hirofumi Kojima, direttore creativo di atmos, non solo sono state in grado di dare il via ad nuovo movimento di sneakerhead che basava il proprio amore sulle Air Max 1, ma hanno anche consacrato definitivamente atmos a livello mondiale. 

Nike Air Max 1 Atmos Elephant (2007)

Nike Air Max 1 Atmos Elephant (2007)

Proprio in quegli anni nei quali sono tutti pazzi per il retro running. Non solo atmos con le Air Max 1, ma anche Patta, Solebox con le New Balance 1500, Ronnie Fieg con le Asics Gel-Lyte III e molti altri ancora. E a fare da sovrano a questo movimento erano proprio le nostre Air Max 1.

Negli anni successivi, precisamente nel 2013, al culmine della celebrità delle Air Max 1, Nike e atmos fecero in tempo a rilasciare un nuovo pack composto da due scarpe, entrambe contraddistinte da motivi camouflage e animalier: le prime, le “Tiger Camo”, le più conosciute fra le due, e le “Cheetah”, che ancora oggi spesso vengono dimenticate e che non hanno mai avuto la giusta considerazione tra le Air Max 1 di quel periodo. 

Nike Air Max 1 Atmos Animal Camo (W)

Nike Air Max 1 Atmos Animal Camo (W)

In poco tempo, l’hype sulle Air Max 1 iniziò a calare drasticamente, complici il ritorno in voga di altre silhouette, i pochi progetti interessanti e soprattutto il cambio di shape. E su quest’ultima frase siamo sicuri che molti di noi si stanno ancora mangiando le mani per le release uscite in quel periodo, ma dotate di una shape non troppo all’altezza…

Un esempio è la versione retro delle Air Max 1 “Safari” uscita nel 2016 che è rimasta sugli scaffali dei negozi per settimane. Nonostante questo, il 2016 non fu un anno totalmente negativo, poiché grazie al contest “Chosen 1” indetto da Nike durante l’Air Max Day di quello stesso anno, durante il quale i collezionisti votarono e la Air Max più bella di sempre, per farla tornare in versione retro sugli scaffali durante l’AM Day del 2017. A vincere fu proprio la Air Max 1 “Elephant” di Atmos. Il 2017, infatti, fu l’anno del grande ritorno di Air Max 1, grazie alla riproposizione di una shape molto simile a quella dei primi anni 2000, alle versioni retro delle colorazioni OG in occasione del trentesimo anniversario di AM 1 nel 2017 e soprattutto grazie al il ritorno delle “Elephant”, anche se non si è trattata di una collaborazione ufficiale con atmos.

Nike Air Max 1 Atmos Elephant (2017)

Per vedere nuovamente Nike e atmos all’opera si dovette attendere il 2018, anno in cui il duo rilasciò le Air Max 1 “Animal 2.0”, una versione molto simile alle “Animal” del 2006 ma che si contraddistingue dalla sorella per via del toebox nero anzichè sail. Nel 2019, invece, durante il ComplexCon di Los Angeles, Atmos e Nike tornarono a far parlare di sé grazie alle release in quantità molto limitate di tre nuove Air Max 1 impreziosite dalle stampe animalier che hanno reso celebre la boutique di Hommyo in tutto il mondo. La prima, la “Leopard”, con uno swoosh arancione a contrasto, la seconda, la “Giraffe” con uno swoosh verde e infine la “Tiger”, forse la più bella delle tre, con uno bellissimo swoosh blu a contrasto. Nonostante inizialmente si fosse pensato che queste tre scarpe fossero approdate anche in Europa, alla fine si rilevò una release esclusiva per l’Asia.

In questi ultimi anni atmos non ha più collaborato ufficialmente su Air Max 1, anche se comunque si è reso protagonista con release esclusive sul modello. Ciò nonostante ha sempre fatto parlare di sé grazie al costante lavoro sfociato in collaborazioni su altri modelli e con altri brand, sempre riuscendo a mantenere la stessa identità che lo ha contraddistinto per questi lunghissimi venti anni.

Se oggi amiamo questa cultura e le Air Max 1, forse un po’ lo dobbiamo anche ad atmos. Perciò non ci resta che dire una cosa: grazie atmos!