Sneakers - Febbraio 25, 2021

Donne, Sport e Sneakers: Giulia Zecchini

Giulia rappresenta l'emblema di come sneakers e sport siano connessi e imprescindibili per una giocatrice di basket e sneakerhead. L'abbiamo intervistata per scoprire come si è rapportata con uno sport prettamente maschile

Giulia rappresenta l'emblema di come sneakers e sport siano connessi e imprescindibili per una giocatrice di basket e sneakerhead. L'abbiamo intervistata per scoprire come si è rapportata con uno sport prettamente maschile

Questo articolo è parte 5 di 6 Nella serie: In Her Sneakers

Giada Giacomazzo Header

Se accendi la tv e ti sintonizzi su qualsiasi canale sportivo si parla per la maggior parte di uomini e quando si accenna allo sport femminile sono sempre attività considerate leggiadre e armoniose, in altre parole “da donne”. In questa seconda serie di articoli dedicati alle sneakers femminili si parlerà quindi delle donne che vivono lo sport tutti i giorni, per lavoro e per passione. Abbiamo chiesto loro come vivono questa situazione, come vorrebbero cambiasse e soprattutto che scarpe amano indossare per le loro performance e per la vita di tutti i giorni.

Iniziamo la serie di interviste con Giulia Zecchini, su Instagram @giuliaz12 italiana di adozione londinese che gioca a basket e vive lo sport tutti i giorni, per lavoro e nel suo tempo libero attraverso i social.

Raccontaci un po’ di te…

Sono Giulia, sono una ex cestista, che ora gioca per mantenersi in forma e lavoro nel mondo dello sport. Ho avuta la fortuna di lavorare sia nel calcio che in Formula 1. Insomma lo sport fa parte del mio DNA.

Non credo di ricordare un momento della vita in cui non ci sia stato il basket, o qualche altro sport al mio fianco. Ho iniziato con il nuoto da molto piccola, poi fatto anche a livello agonistico, spinta da mio nonno che era un grande appassionato e un famoso giornalista di sport acquatici della Gazzetta. Poi il tennis, sempre a livello agonistico e a scuola facevo sport di ogni tipo; ma quando ho scoperto il basket è stato subito amore, e questo mi ha portato a giocare in Serie B qui in Italia e in D1 qui in Inghilterra

Essere donna nello sport, cosa significa per te?

Essere donna nello sport nella mia famiglia, per fortuna, non è mai stata una questione difficile. Mia madre giocava a basket per la Standa, mio padre ha giocato a basket in Serie B a Varedo, e come ho detto, mio nonno non solo era nuotatore, ma ha passato la sua carriera in questo mondo.

Ovviamente al di fuori della mia famiglia la situazione è sempre stata abbastanza diversa. Ho avuto una gran fortuna a trovare squadre come il San Gabriele Milano e la LoveBasketballAcademy a Londra con allenatori che credono nello sport femminile e vogliono concentrarsi a sviluppare il talento di noi ragazze.

D’altro canto, però, quando si parla con amici o in generale con la società, mi sembra sempre di dover dimostrare qualcosa. “Non è vero che giocavi in D1”, “perché tiri cosi” “perché fai cosà”, queste sono solo alcune delle frasi che mi rivolgono, ancora oggi. Il mio talento e la mia natura sportiva vengono sempre messi in discussione, per non parlare poi del mondo del lavoro. Come ho detto ho lavorato sia nel calcio, in Premier League, che in Formula 1 e, soprattutto nel calcio, venivo spesso trattata come l’assistente, invece che la persona in carico, solo perché donna. Purtroppo, siamo ancora una minoranza in questo settore e la società ancora non riesce ad accettarci naturalmente in questo ambiente. Dopo 6 anni di lavoro nel mondo sportivo, per fortuna, vedo anche che le cose stanno cambiando. Di certo c’è più rispetto e ci sono molte più donne nel mestiere, e sinceramente, certe delle CEO, CMO ecc. più capaci, sono donne, che stanno portando ottimi cambiamenti ed innovazione nel mondo sportivo.

Quale è il tuo rapporto con le sneakers sul campo?

Le sneaker fanno parte della mia vita da sempre. Il basket è sempre stato per me l’emblema della cultura delle sneaker ed è proprio grazie alle sneakers da gioco che mi sono appassionata anche a quelle lifestyle. Da MJ a Allen Iverson, Kobe, Lebron, passati da Converse ad Adidas, Reebok, e ovviamente Nike.

Io però sono cresciuta con le And1, le scarpe che ho sempre desiderato e con cui ho fortunatamente giocato; non solo perché erano diventate celebri con quella schiacciata di Vince Carter, e perché passavo tutti i fine settimana a guardare i Mix Tape, ma anche perché erano le uniche scarpe da basket che riuscivo a trovare della mia taglia. Le “And1 Tai Chi White/Red” hanno accompagnato tutta la mia “carriera” da giocatrice, fino a che non sono scomparsi come brand in Europa.

Ora se dovessi scegliere una scarpa da gioco, vorrei provare una Jordan 35 – ho sentito ottime review, e sono una fan dei Celtics, quindi vedo quasi tutte le settimane il magico Jayson Tatum con delle PE pazzesche! Se invece ne dovessi scegliere una lifestyle che ancora mi manca e sto cercando, vorrei le “White Cement Jordan 4s”, scarpa importante nella storia di MJ che voglio aggiungere assolutamente alla mia collezione.

Un tuo sogno nel cassetto per il futuro dello sport femminile?

Per quello che faccio di lavoro, vorrei tanto vedere i brand investire VERAMENTE nello sport femminile, per finalmente dare il messaggio che serve. Dare la possibilità a queste donne di vivere giocando, come fanno gli uomini. Vorrei arrivare a vedere per esempio, le ragazze della WNBA non dover fare la doppia stagione, estiva in America e poi in Europa.

Da aggiungere a questo sogno, vorrei veramente vedere una signature performance e lifestyle shoe al femminile. Adoro quello che hanno fatto Aleali May, Vasthie, Melody Ehsani, ma il mio sogno è vedere Candace Parker, Sue Bird, Diana Tuarasi, invece che con una PE di Lebron, Kobe, Kyrie, con la loro signature shoe.

Un messaggio d’incoraggiamento che ti senti di dare alle giovani ragazze che vogliono fare dello sport la loro carriera.

Buttatevi – avete tutte le capacità necessarie. C’è una famosa statistica che dice che le donne fanno domanda di lavoro solo quando hanno il 100% delle “qualità” e skills necessarie, mentre gli uomini fanno domanda anche se ne hanno solo il 60% – quindi loro fanno più domande di lavoro, e le organizzazioni sportive dicono “ah ma le donne non fanno domanda quindi non possiamo assumerle”.

BUTTATEVI! Non sarà una retta via, non finirete subito nel team giusto, nello sport giusto. Magari sarà anche una strada tortuosa, ma non c’è niente di più bello che lavorare nel mondo dello sport, a fianco di altre donne che vogliono cambiare le cose. Io sono sempre disponibile per aprire porte, fare introduzioni ed aiutare qualunque ragazza sia interessata in questo bellissimo mondo.