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Sneakers - September 7, 2021

Nike Dunk: Le Origini Di Un Mito

Scopriamo la storia delle Dunk. Dalle origini, alla nascita delle Nike SB Dunk, fino ad arrivare all’hype smisurato dei giorni nostri.

Scopriamo la storia delle Dunk. Dalle origini, alla nascita delle Nike SB Dunk, fino ad arrivare all’hype smisurato dei giorni nostri.

Andrea Procida

Se domandate alle persone qual è la prima silhouette del catalogo Nike che appare nelle loro menti, in molti risponderebbero Nike Dunk. Ne siamo certi. 

In più di trentacinque anni di storia, tra momenti bui e di splendore, le Nike Dunk sono riuscite a mantenere il loro status leggendario, rivelandosi sempre più importanti nel plasmare quella sneaker culture alla quale noi tutti oggi siamo sempre più abituati. Per capire meglio quest’ultima frase faremo un piccolo tuffo nel passato tornando indietro nel lontano 1985, quando tutto ebbe inizio.

Nonostante la maggior parte delle persone pensino che siano nate per lo skate, le Nike Dunk in realtà nascono come scarpe da basket per la NCAA, l’equivalente della NBA a livello universitario. Fu proprio nel 1985, infatti, che dalla mente di Peter Moore nacquero le Dunk, il primo modello della storia pensato solo ed esclusivamente per i giocatori di basket collegiale e i loro fan. Inizialmente le Nike Dunk si sarebbero dovute chiamare “College Color High”, ma solamente in un secondo momento si decise per il nome che tutti noi oggi conosciamo.

Per il lancio della scarpa Nike utilizzò la campagna pubblicitaria “Be True To Your School”, con la quale il brand di Beaverton si impegnò a rilasciare sette diverse colorazioni di Dunk.

 

nike dunk locandina

(NDR)Nella locandina del lancio ufficiale delle Dunk sono presenti otto sneakers e non sette. Non tutti sanno però, che l’ultima sneaker in basso a destra in realtà non è una Dunk ma bensì una Nike Terminator, modello da basket che ispirò modelli come le Air Jordan 1 e proprio le Nike Dunk.

In totale quindi le dunk rilasciate furono sette, ognuna delle quali prendeva ispirazione dai colori delle University of Michigan, Kentucky, IOWA, Villanova, Syracuse, St. John’s e UNLV (University of Nevada, Las Vegas). Quella di Georgetown, invece, era una Nike Terminator.

Come ben spesso accade però, una cosa nata per un determinato ambito finisce per spopolare in un altro completamente diverso. E così fu per le Dunk. Anche perché non dimentichiamoci che in quello stesso anno, Peter Moore diede vita anche alle Air Jordan 1, spostando gran parte dell’attenzione su quest’ultime. Un altro fattore che oscurò ulteriormente le Nike Dunk fu il normale ciclo di vita delle scarpe dell’epoca, che doveva essere abbastanza breve per dare spazio a nuovi modelli con un livello tecnologico maggiore.

Per vedere nuovamente le Dunk cavalcare l’onda del mercato si dovette aspettare la metà degli anni ‘90, quando Nike non figurava certamente tra i top brand per il mercato delle scarpe da Skate. Anzi, spesso erano scarpe nate per altri sport a prestarsi eccezionalmente per la tavola da skate. Per citarne una qualsiasi, le Air Jordan 1, che proprio in quegli anni, visto le enormi quantità prodotte, stavano prendendo polvere sugli scaffali di moltissimi negozi, divenendo così un’alternativa economica per gli skater. Vi consigliamo di vedere il film “The Search for Animal Chin” di Stacy Peralta per capire meglio di cosa stiamo parlando. Allo stesso tempo anche le Nike Dunk erano diventate oggetto di desiderio di chi voleva skateare. Il motivo era semplice: oltre che per il prezzo contenuto, le caratteristiche tecniche delle Dunk erano molto simili a quelle delle migliori scarpe da skate per via della loro suola flat e del loro collar imbottito.

Arrivati a questo punto successe una cosa molto importante, sia per il destino di Nike, sia per il destino di quella sneaker culture che stava prendendo sempre più piede. Nel biennio 2001/2002, Sandy Bodecker, che diventerà poi direttore generale di Nike SB, visto le pochissime vendite delle scarpe skate Nike, si trovò davanti ad un’importante decisione: creare una nuova scarpa da skate che potesse accontentare le esigenze di un mercato sempre più in espansione o riprogettare qualche scarpa affinché il brand di Beaverton si potesse rilanciare nel mondo dello skate? La decisione noi la sappiamo già! Il resto è solamente storia!

Bodecker riprogettò così la Nike Dunk e, per lanciare la nuova iterazione della silhouette ingaggiò quattro skater professionisti, Reese Forbes, Gino Iannucci, Richard Mulder e Danny Supa, gli stessi che nel 2002 idearono quattro diverse colorazioni delle Nike SB Dunk, che ancora oggi sono considerate dei veri e propri grail per la maggior parte degli sneakerhead. 

È proprio così che nel 2002 nacque il dipartimento Nike Skateboarding, noto come Nike SB. Le Dunk, grazie all’inserimento della “Fat Tongue” e a una maggiore imbottitura nella suola e nel collar, passarono ufficialmente da scarpe da basket a scarpe da skate.

 

nike sb dunk

Immagine Hypebeast

Fin da subito le strategie di marketing di Nike SB furono molto ben delineate: la Nike SB Dunk doveva essere un’esclusiva degli skate shop e il cliente ideale doveva essere uno skater che le utilizzava senza troppi problemi sulla tavola. Un altro fattore molto importante fu quello riguardante le collaborazioni. In quegli anni le partnership con altri brand e store non erano molto frequenti, basti pensare che la prima collaborazione di Nike risale al 1999 con Junya Watanabe e che fino al 2002 le altre collab si contano sulle dita delle mani. In questo processo di apertura verso altri brand e creativi le Nike SB Dunk ebbero un ruolo veramente fondamentale. Supreme, Zoo York, Chocolate e molti altri permisero alla SB Dunk di diventare ben presto una scarpa oggetto di culto. Se fino a pochissimo tempo prima le SB Dunk erano solamente scarpe per gli skater, grazie a questi progetti divennero rapidamente scarpe per la massa.

Sicuramente quel che successe alla release delle Nike SB “Pigeon” nel 2005, quando i disordini fuori da Reed Space per la release di queste scarpe, attirò l’attenzione di tutti i media e giornali, fu il chiaro segnale di quello che stava succedendo. Le Nike SB Dunk avevano aperto le porte del “facile” guadagno ai reseller. Negli anni a seguire scoppiò ufficialmente la Dunk Mania, con collaborazioni che ancora oggi sono veri e autentici capolavori. Per citarne alcune, le Stussy Cherry”, le “Futura U.N.K.L.E”, le “De La Soul”, le “Tiffany”, le “MF Doom”, senza dimenticarci delle “Red Lobster” e molte altre ancora. 

Kylie Jenner Travis Scott Dunk

@kyliejenner

Ma come in tutte le migliori favole, c’è sempre qualcosa pronto all’orizzonte a mettere la parole fine a tutti i sogni. Verso l’inizio della seconda metà degli anni 2000 le Dunk iniziarono a suscitare meno interesse, complici anche le strategie di Nike che spostarono l’attenzione su altri modelli. Le Dunk passarono così dal sold out immediato al prendere la polvere sugli scaffali della maggior parte degli outlet e negozi. Fino a quando, pochissimo tempo fa, il brand di Beaverton non è riuscito nell’impresa di rilanciare il modello, grazie a moltissimi progetti degni di nota e all’aiuto di endorser come Travis Scott e Kylie Jenner.

Oggi sappiamo tutti come va. Prendere una Dunk, che sia SB o normale, è diventata un’impresa molto difficile e l’hype degli sneakerhead, soprattutto quelli più giovani, sembra non aver tregua. Quel che è certo è che così come la storia, anche la sneaker culture è fatta di corsi e ricorsi. Tempo che l’attenzione si sposti verso altri modelli e di tutto questo polverone rimarrà solo un ricordo? Questo non lo sappiamo per certo, ma ricordatevi:la moda passa, ma le Nike Dunk rimarranno per sempre!

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